Giungendo in località Corda di Curinga si scopre un luogo ricco di fascino e di mistero. Qui, a circa 400 m. s.l.m, su una radura, circondata a nord da una fitta pineta e sugli altri lati dalla valle che sinuosa scende fino a calarsi nel fiume Turrina, si erge l’Eremo di Curinga, il Monastero di Sant’Elia “Vecchio”, e lì nelle vicinanze, a vegliare sulla sua buona sorte, il Gigante buono, un albero di platano orientale, forse messo lì, in prossimità dell’eremo, proprio dal suo stesso fondatore.
Lì vivono, in uno spazio ristretto l’uno dall’altro, da secoli, testimoni di innumerevoli accadimenti, naturali, politici, storici e religiosi, e nonostante tutto, sono ancora lì vigorosi, nulla ha potuto per separarli e così tutt’oggi, come mille anni fa, vivono ancora insieme.
L’Eremo di Curinga fu fondato dai monaci basiliani nel sec. XI, ma sicuramente in seguito fu ampliato dai monaci carmelitani nel sec. XVII. Agli occhi del visitatore si presenta nel pieno del suo fascino, come una struttura, probabilmente mai terminata rispetto al progetto originario, con una cupola perfetta, fatta di tante pietre, come tutta la struttura, che sapientemente posizionate, l’hanno conservata fino ad oggi.
Nella cappella della piccola chiesetta del monastero, si intravede la struttura di una tomba, all’interno della quale sono stati rinvenuti due scheletri di donna, e qui cala il mistero, non è stato ritrovato alcun documento che spieghi di chi possa trattarsi. Il monastero è stato oggetto di una serie di studi per meglio comprendere le vicende di cui è stato testimone, ma a parte l’origine, poco si può dire, a causa delle scarse documentazioni scritte. Sotto le fronde rumorose dell’albero secolare la vita continua, tra misteri e realtà, una realtà sorprendente è proprio lui, il Gigante Buono, che vive da più di mille anni qui, fino a sviluppare un tronco di 16 metri di circonferenza, e una cavità enorme in grado di ospitare diverse persone al suo interno.
L’albero ha avuto un riconoscimento particolare su sollecitazione del WWF Calabria. Per quanto sia facilmente raggiungibile, in quanto vicinissimo alla strada statale, non ci sono indicazioni che ne facilitino l'individuazione, ed una volta giunti al suo cospetto non c'è nessuna targhetta che ne indichi la sua storia, la sua natura. Per godere della sua vista, una volta sopraggiunti all'Eremo, dirigendosi frontalmente ad esso, bisogna scavalcare il guard rail, da qui si può scorgere e seguire il percorso, creatosi dal passaggio dei visitatori, che conduce in un sentiero in discesa all'albero.
Per raggiungere il vecchio monastero ed il platano dal B&B Casa Marconi è necessario spostarsi in auto seguendo questo percorso:
Per raggiungere il vecchio monastero ed il platano dal B&B Casa Marconi è necessario spostarsi in auto seguendo questo percorso: